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Pausa pranzo in ufficio, limite o opportunità?

29/11/2019

Pausa pranzo in ufficio, limite o opportunità?

Sempre più persone, per necessità o per scelta personale, valutano ogni mattina di uscire dalla propria casa, muniti di zaino, borse termiche, portavivande di ultima generazione, per poter consumare il pranzo direttamente in ufficio.

I motivi sono molteplici, ma tra di essi una riflessione va fatta soprattutto nei confronti di coloro che hanno pause ridotte e rischiano addirittura di saltare il pranzo.

Saltare il pranzo, sostituirlo con uno snack o semplicemente della frutta è un gravissimo errore da non commettere. Avete mai notato che i colleghi che normalmente considerano la pausa pranzo un optional risultano particolarmente scontrosi, antipatici e nervosi nella seconda parte della giornata?

La spiegazione: il cervello va in sofferenza a causa della fame e ciò può favorire emicranie, distrazione e compromettere anche il rendimento lavorativo.

Il pranzo è un pasto fondamentale e una schiscetta (termine del dialetto milanese che viene normalmente utilizzato come sinonimo di “pasto che si porta in ufficio”) anziché rappresentare un limite, come molti temono, potrebbe rappresentare in realtà una enorme opportunità: per coloro che vogliono avere il controllo di ciò che mangiano, in quanto sarete voi a scegliere la qualità dei vostri ingredienti e a dosarli; per coloro che desiderano fare economia, ottimizzando le materie prime presenti in casa; e per chi come me è sensibile alle tematiche di sostenibilità, rappresenta uno strumento per contribuire alla lotta allo spreco.

Comporre una pausa pranzo nutrizionalmente equilibrata è possibile ma deve necessariamente soddisfare determinati requisiti:

– fornire i nutrienti di cui il corpo ha bisogno per poter svolgere le attività della giornata, senza eccedere;

– saziare e appagare chi la consumerà;

– tutelare la salute;

– esser pratica: purtroppo molte persone non dispongono di fornetto/ microonde/ frigorifero, o di una sala mensa dove consumare serenamente il pasto.

Non esiste quindi una schiscetta ideale per tutti. Ciascuno dovrà valutare attentamente, anche con l’aiuto di un esperto, come comporre il proprio pasto, evitando così di commettere errori.

Quali elementi non devono mancare?

Non devono mancare:

– le verdure, considerate da molti erroneamente un semplice “contorno”.

Si tratta di alimenti dall’azione protettiva, in grado di arricchire il corpo di tutta una serie di elementi fondamentali per il nostro benessere, strategici e insostituibili nella prevenzione di diverse patologie, e in grado di favorire il senso di sazietà. Utilissime per coloro che avvertono facilmente il senso di fame durante il pomeriggio, o che ceneranno molto tardi;

– i carboidrati, ovvero il carburante di cui muscoli e cervello necessitano;

– la presenza di proteine non è sempre fondamentale, penso ad esempio a coloro che consumano tale nutriente già a colazione, preferendo la versione “salata”, o a coloro che non necessitano di assumere grandi quantitativi di questo nutriente e consumano alimenti proteici prevalentemente a cena;

– il consumo di frutta può esser strategico in coloro che amano concludere il pasto con un alimento “dolce”, o che avvertono la necessità di mangiare ancora qualcosa.

Non ci sono limiti alla vostra fantasia e anche l’ordine di assunzione dei cibi dipenderà solo da voi. Ci sono persone che amano creare piatti unici e che scelgono tale opzione anche per la praticità di non avere diversi contenitori da riporre nella propria borsa la mattina.

Altri invece amano mantenere i vari elementi separati in modo da apprezzare singolarmente le varie consistenze e sapori.

Un ultimo consiglio….

Fondamentale creare una sorta di menù, una traccia che permetta di pianificare con attenzione la spesa settimanale e i momenti da dedicare alla cucina, i pranzi con le cene, in modo da non trovarsi a decidere all’ultimo minuto cosa mangiare e ricadere sui soliti cibi pratici.

Elena Piovanelli – dietista

 

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